Cari amici del Blog, con l'articolo di oggi, voglio condividere con tutti voi una lettera che mi ha inviato un lettore. Un giovane cittadino italiano ha voluto raccontare la sua storia, la sua esperienza lavorativa dopo anni faticosi di studi universitari, il suo pensiero sui politici italiani e sulla situazione in quale versa l'Italia e lo Stato italiano. Per ovvi motivi l'autore di questa lettera resterà anonimo. Alcuni passaggi della storia mi hanno dato molto da pensare e vi invito a ritagliarvi qualche minuto per leggere tutto il racconto e come sempre le vostre riflessioni e pensieri sono ben accetti nei commenti a fine articolo.
Ciao,
sono un italiano, nato in Italia e ivi cresciuto per trent'anni, la mia età attuale. Un italiano in fuga, un italiano in cerca di un nuovo inizio. La mia storia è solo la mia storia, però probabilmente nella sua unicità questa storia racconta la vita di milioni di altri italiani, italiani come me.
Sono un ingegnere informatico, laureato fuori tempo come la maggior parte degli ingegneri italiani. I problemi per un laureato italiano, infatti, cominciano già durante gli studi. Mi sono trovato coinvolto nel più grande pasticcio all'italiana combinato negli ultimi anni, la laurea “nuovo ordinamento”. Forse per adeguarsi al sistema europeo (o forse per assegnare più cattedre?), come probabilmente saprete l'ordinamento degli studi è passato dall'unico blocco di cinque anni del vecchio ordinamento al nuovo e scomposto “Bachelor + Master”. Questo sistema funziona egregiamente nel resto d’Europa, ma in Italia, perlomeno quando ho iniziato l'università nel 2002, era un totale disastro; mi sono trovato ad affrontare cinquanta materie d’ingegneria in cinque anni, con programmi che non erano stati adeguati alle normative. Se, infatti, da un lato si prevedeva l'aumento delle materie, la normativa europea (mi viene da pensare) doveva prevedere anche la riduzione dei programmi per ciascuna materia ma questo in realtà non è stato fatto oppure è stato fatto in maniera molto scomposta e disorganica e così mi sono trovato ad affrontare un numero enorme di materie con programmi di studio enormi e poco tempo per studiare. Ovviamente questo ha comportato un mio ritardo, nonostante io fossi uno fra gli studenti migliori dei corsi di laurea che ho frequentato; tra le altre cose ho dovuto superare due diversi tirocini e due tesi! L'odissea dell'italiano laureato inizia da qui. L'università lunga, farraginosa e spesso non sincronizzata con il mondo del lavoro. Ho frequentato una grande e prestigiosa università del sud Italia, della Sicilia per la precisione e non credo però, da quello che sento dire, che la situazione sia molto diversa in giro.
L'italiano laureato pensa adesso a un grande futuro... o perlomeno ad un futuro dignitoso. Mi sposto, alla ricerca di lavoro, dalla mia città siciliana natale, dove era impossibile o quasi trovare un lavoro nel mio settore, alla città simbolo dell'economia italiana, una delle poche città di cui forse ancora l'Italia può andare fiera economicamente parlando, Milano. A Milano pensavo di trovare la mia fortuna, a Milano pensavo di riuscire a ottenere una qualità di vita migliore rispetto a quella che mi sarebbe stata riservata in Sicilia, niente di più falso. Lontano dalla mia famiglia, lontano dai miei vecchi amici, lontano dal mio mondo, ricevo dopo poche settimane il mio primo contratto da una multinazionale informatica italiana di cui non farò il nome. Aver studiato dai sei fino ai ventisette anni di età, seppur con quasi due anni di esperienza di lavoro nel settore maturato tra le due lauree, per la società italiana vale ben 22’000 euro lordi a tempo indeterminato! Detto così sembrerebbe quasi un numero decente (non è vero, so che in Svizzera siete abituati a ben altri numeri ), quindi già adesso vi sembrerà un numero scandaloso per un ingegnere. In realtà questo stipendio rappresenta una qualità di vita disastrosa. Se nei primi mesi di lavoro, infatti, poiché mi veniva applicata una tassazione ridotta, il mio netto si attestava intorno ai 1’350 euro al mese, la somma è andata rapidamente riducendosi con l'aumento della tassazione imposta, arrivando attualmente alla vergognosa cifra di 1’200 euro al mese.
Cosa fai in Italia con 1’200 euro al mese? Cosa fai a Milano con 1’200 euro al mese? Sopravvivi. Se vuoi prenderti una stanza condivisa hai bisogno di almeno 450 euro; se invece desideri un po’ di privacy e quindi per esempio vuoi affittare un tuo monolocale, i prezzi vanno dai 650 in su. Non parlo di bilocali o soluzioni più grandi perché, davvero, è anche inutile parlarne con uno stipendio del genere. Quindi, ricapitolando, 650 euro al mese li spendo per il mio monolocale. Almeno 100 euro vanno via per le utenze, acqua, luce e gas. Non potendomi permettere una macchina, devo ricorrere all'abbonamento dei mezzi pubblici, poco per fortuna, soltanto 30 euro. Solo con queste voci di spesa siamo a quasi 800 euro. Noi italiani, come qualsiasi altro popolo sulla terra, dobbiamo anche mangiare, oltre che pagare tasse allo Stato, considerate ancora almeno 150 euro al mese per mangiare. Siamo a quasi 1’000 euro. Quello che resta è qualità della vita, qualità della vita nulla! Con quello che mi resta dal mio stipendio, non posso permettermi lussi, devo limitare le mie spese, devo limitare le mie uscite, devo limitare tutto. Non ha importanza che tu viva bene, in Italia, ciò che è importante è che tu mantenga lo Stato, lo Stato parassita.
Non pensate che le tasse in Italia siano quelle svizzere, che mi risultano essere (se sbaglio mi correggerete) un tredicesimo o poco più dello stipendio complessivo. Lo Stato vampiro italiano vuole il tuo sangue, il Conte Dracula italiano risucchia fino a quasi il 40% del mio stipendio. Se il mio lordo infatti dovrebbe teoricamente essere intorno ai 1’700 euro, si riduce (come ho detto prima) a circa 1’200 euro al netto delle tasse; un livello di tassazione vergognoso per un reddito già così modesto. Per cosa poi, per avere una buona qualità dei servizi? Dai, voglio essere serio in questa lettera, non voglio ridere.
Il lavoratore italiano suda e muore per mantenere il suo governo e le sue amministrazioni locali; siamo arrivati alla parte che mi fa battere il cuore, la parte che mi emoziona, la parte che mi procura infinita rabbia. Il nostro Stato non è uno Stato, il nostro governo non è un governo. Mi vergogno, mi vergogno di essere italiano quando penso alla nostra macchina statale, mi vergogno davanti a voi, cittadini di una paese civile ed evoluto come la Svizzera. Sicuramente voi sapete molto della nostra nazione, sapete di capi di governo, pedofili e corrotti che hanno riempito le poltrone di escort e puttanelle varie prese dalla televisione. Sapete, forse, di un'igienista dentale che, dopo aver goduto dei “favori” del porco di cui sopra, a 28 anni e senza nessun merito apparente ha di recente acquistato una casa da tre milioni di euro in centro a Milano. Sapete di un’ex valletta che era solita mostrare il fondoschiena in televisione e che è diventata Ministro. Che vergogna, mi scuso a nome di tutto il popolo italiano onesto. Mi scuso con voi di provare tanta vergogna nei confronti del mio governo. Questa parte potrebbe dilungarsi troppo, potrei scrivere per giorni. Il politico medio italiano, oltre al suo compenso faraonico, oltre alle varie agevolazioni e alla “viaria” di cui gode, ama anche riempirsi di vitalizi di ogni genere. Ecco dunque che fra compensi, vitalizi e altri riconoscimenti non è difficile che un politico italiano percepisca 30’000 o più euro al mese. Che vergogna!
Quando è morto mio padre, qualche anno fa, la sua pensione (trasmessa a mia madre) è stata ridotta drasticamente, da 1’200 euro circa quale era è stata portata a 700 euro. Mio padre godeva anche di un'altra pensione, riservata agli ex-agenti di commercio; da 500 euro circa al mese, passando a mia madre, è stata ridotta a 350 euro. Non contenti del sangue già succhiato, i politici italiani hanno ben pensato, dopo pochi mesi, di unificare il sistema di tassazione fra le pensioni INPS e ENASARCO e questo ha comportato un ulteriore diminuzione della pensione di mia madre, la quale ha raggiunto livelli indignitosi. A quel tempo ero ancora a casa, stavo finendo l'università e i miei fratelli erano senza lavoro. Per tre anni abbiamo vissuto in quattro persone con circa 900 euro al mese. Mio padre, spolpato dallo Stato italiano parassita, aveva accumulato molti debiti, quindi in mezzo a questi 900 euro siamo stati costretti a destinare quasi la metà della somma fra rateazioni di tasse dello Stato e debiti pregressi. Quattro persone si sono trovate a vivere con 400 euro al mese circa. Vergognoso, incredibile, indicibile.
Lo Stato italiano è offensivo, sporco, grondante di corruzione. Litigano, si combattono, discutono, si esibiscono in duelli televisivi all'ultimo sangue. Ma per cosa? Per il bene del cittadino italiano? Ahahahaha. Litigano per le loro poltrone, litigano per i vitalizi, litigano per i privilegi, litigano per ritagliarsi un posto al sole. Mi vergogno di essere italiano, anzi sarò più preciso: io non voglio più essere italiano. O meglio, la mia italianità la porterò sempre dentro di me, la mia nazione è una grande nazione con tanta storia e cultura, ma questa classe politica non mi rappresenta, questa classe politica mi fa vergognare, questa classe politica mi provoca un complesso di inferiorità verso le nazioni civili come la vostra.
Adesso veniamo al problema, tanto a cuore a voi svizzeri in questo momento storico, il problema dei lavoratori frontalieri. I frontalieri vi tolgono il lavoro, i frontalieri si vendono a un prezzo inferiore al vostro. In fondo voi siete arrivati anche a odiarli un po’. Scusateli, per favore, i frontalieri sono italiani esasperati come me in cerca di una qualità della vita migliore. Arrecano danno alla vostra economia, vi tolgono il lavoro, vanno a spendere i loro soldi in Italia invece che nel vostro paese. Mi dispiace, popolo svizzero, vi chiedo scusa a nome loro. Ma il frontaliere, come voi, vuole vivere; il frontaliere ha dei bambini da mantenere, il frontaliere deve pagare le bollette, il frontaliere deve mangiare. Il frontaliere è un essere umano come me e come voi.
In ogni caso, questa non è la mia storia. Io sono stanco di questo paese e vorrei andarmene, io vorrei vivere nel vostro paese come uno di voi, vorrei vivere in Svizzera da svizzero. Perché?
Navigando per la rete, incuriosito da voci che avevo sentito in giro, un giorno andai a guardare le offerte di lavoro svizzere riservate agli ingegneri. Il giorno di cui parlo non è molto lontano, parliamo di circa 4 mesi fa o poco più. Cercando su “Job-Rapido”, ho cliccato uno dei primi annunci per ingegnere informatico specializzato in Java nell'area di Zurigo e mi sono trovato davanti a un miraggio, a qualcosa che pensavo non potesse corrispondere a verità, a qualcosa che non poteva esistere nel mio mondo! Per un ingegnere informatico come me, con due anni di esperienza, a Zurigo l'annuncio di un'azienda svizzera pubblicava il compenso offerto da 90’000 a 120'000 franchi, tarati in base all'esperienza del candidato. Per un momento ho avuto l'impressione di vedere la Madonna davanti a me ma non era la Madonna, non era un Santo, non era nulla di tutto ciò. Era solo un annuncio di lavoro, pubblicato da un datore di lavoro civile che vive in un paese civile, il vostro paese.
Cosa vuol dire per me guadagnare quelle cifre? Vuol dire comprarmi una casa mia, vuol dire comprarmi una o più macchine, vuol dire poter fare viaggi durante le ferie, vuol dire sposarmi e avere dei bambini! Nessun ragazzo Italiano, esclusi pochi eletti che magari possono contare su aiuti esterni, può ormai sposarsi alla mia età, il matrimonio è un lusso che non ti puoi permettere, non con il tuo stipendio. È già un miracolo se riesci a comprare una piccola casa e una macchina modestissima, con il tuo stipendio.
Maledetti! Ci hanno levato tutto, ci hanno levato la speranza, il futuro, i sogni, la dignità. Che siano maledetti! Da quel giorno ho cominciato a studiare tedesco e perfezionare l'inglese ogni giorno. Ho cominciato a inviare tanti CV a Zurigo. Purtroppo continuano a scartarmi a causa del tedesco, nonostante mi arrivino sempre molti complimenti per il mio CV e per le mie competenze tecniche. Ho inviato tanti CV anche a Lugano, ma non sono riuscito a trovare nulla finora. Forse perché, appunto, i problemi di disoccupazione di cui parlate voi ticinesi sono gravi e probabilmente non è facile trovare posto al momento, neanche per un ingegnere informatico specializzato come me. Ma io non demordo e continuerò a studiare tedesco, continuerò a perfezionare l'inglese e le mie capacità tecniche. Voglio offrire il mio lavoro e il mio valore aggiunto a voi, al popolo svizzero. Voglio farlo perché non credo nel mio governo, voglio farlo perché sono una persona onesta e volenterosa e non merito una pessima qualità della vita, voglio farlo perché non voglio mettere il futuro dei miei figli nelle mani dei ladri farabutti che occupano le poltrone di Roma e continuano a ingrassarsi. Per capire il politico italiano, per comprendere appieno la sua natura e le sue virtù, ti pregherei di pubblicare assieme a questo articolo la foto che allego; è auto-esplicativa e non ha bisogno di ulteriori commenti.
Mi auguro che ci sia sempre grande amicizia fra italiani e svizzeri e spero tanto che voi non ci trattiate male, siamo persone come voi, persone che aspirano ad una vita felice. Perdonateci. Non tutti gli italiani vogliono rubarvi il pane e il lavoro, tanti italiani come me vogliono semplicemente fare la loro parte, sono in cerca di un nuovo inizio, vogliono vivere in una nazione civile e apportare il loro valore aggiunto ad essa.
Amici svizzeri spero di non avervi annoiato con il mio lungo sfogo e spero di poter un giorno avere anch'io un posticino nel vostro paese, il vostro grande paese civile e evoluto che sicuramente è il sogno di tanti italiani come me.
Grazie per l'attenzione!
Un italiano.
Lettera firmata
Purtroppo i nostri politici non se rendono conto della situazione disastrosa che vige in Italia. I giovani non hanno futuro e sono veramente costretti a cercare fortuna altrove. E con l'attuale governo (?) le cose non miglioreranno di certo. Giovani senza futuro!!!
RispondiEliminaSiamo alle solite... Con questa classe politica di merda non cambierà mai nulla in questo paese. Che schifo!!!
RispondiEliminaVivo una storia simile ma a 40 anni e con un figlio... GRAZIE ITALIA!
RispondiEliminaI frontalieri sono un problema anche per tutti gli imprenditori italiani nelle zone di confine. La ricerca del personale è difficile, nessuno o pochi vogliono lavorare; preferiscono tentare in Ticino dove guadagnano il doppio e più...
RispondiEliminaFiglia di stranieri in Svizzera da quando ho 10 anni. Un paese che ci ha dato lavoro e possibilità di vivere una vita dignitosa in cambio di rispetto e lavoro. Un posto sereno dove ci siamo integrati e che sentiamo come nostro. A te quindi auguro davvero un grande in bocca al lupo e che le strade che ti si apriranno davanti ti diano la possibilità di dimostrar ciò che vali in cambio di uno stipendio dignitoso. Se poi riuscirai ad approdare qui ben venga. Abbiamo bisogno di gente che abbia valori di rispetto per leggi ed istituzioni. Non perdere mai la speranza! Carla
RispondiEliminaQualcosa avrebbe potuto cambiare con Beppe Grillo ma stanno mettendo a tacere anche lui. L'Italia non è un paese democratico ma una repubblica di coglioni che continuano con i loro giochetti sporchi. Difficilmente avremo un futuro come la citata Svizzera nell'articolo. Signori, prepariamo le valige e offriamo noi stessi e il nostro lavoro altrove. Altre soluzioni non ne vedo. Questa è l'Italia.
RispondiEliminaGrande lettera aperta che lascia trasparire il profondo malessere verso una nazione allo sbando totale.
RispondiEliminaConsapevole anche dei nostri problemi, uno così merita comunque di poter trovare una soluzione ai suoi dilemmi.
Cosa dire, che le sue parole ci aprono le porte della conoscienza? che non sappiamo come tira laggiù? naa non penso, la verità è che ne sappiamo molto più dalle nostre parti di come tira la di loro stessi. La verità é che la storiella della formica e la cicala calza a pennello e le prese di coscienza ora che il dado é tratto non serve a nulla. Avrebbero avuto la possibilita di migliorare con il federalismo tanto per cominciare ma guai, chi rubava tanto voleva continuare a rubare di più, mentre la rabbia strisciate della gente che costruiva, imprenditori e piccoli commercianti arrivava a livelli spaventosi. Nessuno si é mai preoccupato che non esisteva l'apprendistato e valutando solo lauree su lauree anche per fare l'infermiera ed ora si scoprono con le braghe calate? ora che la bella Italia si scopre come un vecchio film tipo rimini rimini che oggigiorno fa venire solo malinconia e un velo di imbarazzo? Come può una persona capire veramente cosa sia vivere da noi ed essere uno di noi quando fino a ieri ci dicevano che siamo italiani quanto se non più di loro? Sono alquanto schifato da questo sfogo che secono alcuni é da prendere come monito del momento grave ma la verità triste é che anche lui ci ritiene buoni solo per il propio interesse personale. Sempre IO, mai NOI, sempre un futuro per me, mai un qualcosa di più grande. Avevano l'esempio di come farla sta comunità, bastava copiare pari passo 850 anni di storia, 4 lingue, centinaia di usanze, 300 religioni che vivono in pace da sempre al posto di unirsi sempre e solo per interessi, vile sporco dio danaro ed ora? che si fa?. Erano davvero tanto ciechi da non capire che la mossa dell'unione era portare al ribasso e non al rialzo l'economia, le paghe e lo standard di vita ?? pensavano davvero che si potevano alzare gli stipendi dell'est e del sud come quelle nordiche solo perché in questa grande marmaglia si sarebbero imboscati più soldi ancora di quelli che non si era fatto prima?
RispondiEliminaChe schifo di paese, davvero. Non la farò molto lunga, perché le mie posizioni di individuo schifato, che volentieri chiederebbe asilo a un Paese Civile capace di trattare nel modo giusto non solo gli ingegneri, ma anche gli scrittori, anche gli artisti, insomma chiunque secondo il suo merito e il suo talento e la sua dignità umana, sono posizioni ormai note a tutti quelli che mi leggono.
RispondiEliminaDico solo che se prima di leggere questa toccante testimonianza avevo ventimila motivi per vergognarmi di essere italiano, adesso ne ho ventimila e uno.
Da Italiana,fiera di esserlo,sono amareggiata sia della lettera che di certi commenti. Soprattutto da un Italiano che dovrebbe sapere lo sforzo comune per risollevarci,IMU ecc,serviti a questo scopo.abbiamo più tasse,vero,ma abbiamo assistenza sanitaria gratuita per fasce deboli e ticket per altri,che la Svizzera non ha,che si informi prima di parlare,sembrano alti i vostri stipendi paragonati ai nostri,ma anche il costo della vita da voi è più alto. Superficiale e offensivo chiamarci "cicale". Tutta l'Europa sta soffrendo,e proprio perchè "formiche" ancora eccelliamo in molti campi nel mondo. Letto solo tanta disinformazione.
RispondiEliminaTutta l'Europa a parte i soliti noti soffre, mi inchino di fronte al sistema sanitario italiano supermega superiore tanto che i politici più quotati vanno altrove a curarsi. Effettivamente a confronto dell'informazione modello Barbara D'urso che lei ha, la mia conoscenza fa veramente schifo e mi vergogno davvero, in effetti ora sono in ginocchio sui ceci. Chiedo scusa anche per l'offesona cicala, é risaputo in tutto il mondo quanto voi siate riservati e privi in ogni ambito di ogni aspetto di sovravvalutazione e la vostra modestia ci deve veramente fare aprire gli occhi a noi boriosi e superfighi. Mi vergogno dell'espansivo modo di tirarcela (come tutti sanno in tutto il mondo) :D. Ps a quelli che si lagnano ingiustamente e che dovrebbero morire di fame anche ora io sputo addosso come fa lei fiera! Mi converto pure all'islam da domani!
RispondiEliminaPer chi non l'ha capita sono sarcastico in tutte le affermazioni.
Libertà di pensiero: prima forma di democrazia! Un saluto Samuele! ...in chiave di violino davanti ad un bel fiasco di vino! ;-)
RispondiEliminaCiao,
RispondiEliminasono l'autore dell'articolo. La mia è una posizione difficile: potrei essere considerato un traditore della patria da alcuni Italiani, così come potrei essere considerato l'ennesimo potenziale "invasore" da alcuni Svizzeri. Io in realtà desideravo solo raccontare la mia storia. E ringrazio tutti coloro che hanno perso cinque minuti per leggerla.
@Luigi:
RispondiEliminaE hai fatto benissimo e ne sono molto felice... Chissà che le cose per te possano cambiare. Del resto non ti preoccupare. Opinioni negative ce ne saranno sempre ma ognuno deve comunque poter esprimere ciò che pensa in tutta libertà.
Ciao. ;)
Luigi, tutti possono cambiare paese e lavorare dove si vuole, poi con le nozioni che hai ed avendo vissuto quelle esperienze certamente sei motivato e sei sicuramente un valore aggiunto. Daltrocanto questa faida che dura oramai da una ventina di anni tra il tuo paese e soprattutto il Ticino (abbandonato da Berna con problemi troppo grandi per poter essere superati unilateralmente) ci ha letteralmente esasperati. Il grosso ora come ora é questo assalto alla vacca che lascia la fascia giovane a casa soppiantata da persone che si, sono tuoi connazionali, ma a mio parere sputano nel piatto dove mangiano e disprezzano pure voi versando contributi ridicoli e lasciando le aziende prossime alla Svizzera priva di manodopera. Tu mi rispondi giustamente che anche li c'é una disoccupazione del 37%, ma i motivi di tale casino sono l'incapacita politica di voler affrontare un cambiamento a livello fiscale e non un'assalto vero e propio alla diligenza con buona colpa anche dei nostri imprenditori sia chiaro (se la legge glie lo permette..). Da parte mia, non penso che nessuno se vieni a vivere qua, pagando le tasse qua, nessuno ti vede come invasore, ci mancherebbe altro, ma mi da fastidio sia chi si vergogna delle propie origini(il problema che vivi non é determinato da dove sei nato ma da chi ha amministrato semmai) e nello stesso modo mi da fastidio chi é fiero di una situazione simile.
RispondiEliminaSono assolutamente d'accordo con te Samuele: leggendo la mia lettera si percepisce un grande disprezzo verso la mia nazione. Però dovrebbe essere altrettanto chiaro, e se nella mia lettera non si capisce lo scrivo adesso, che io non odio l'Italia e gli Italiani: anzi, io non nego la mia italianità anche in questo momento!! Io odio la nostra politica corrotta. Odio le nostre amministrazioni locali corrotte. Odio il nostro modello di organizzazione gerarchica aziendale( forse siamo l'unico paese in cui un manager di una grande azienda può guadagnare come diverse migliaia di dipendenti messi assieme). In Italia l'equità sociale non esiste, la ricchezza non viene equamente redistribuita. In troppe cose mi trovo in disaccordo, sia a livello politico sia a livello economico sia a livello sociale. La Svizzera, che io frequento( ho passato questo weekend felicemente a Lugano :) ), invece, mi fa davvero sentire una persona diversa. Percepisco una sensazione di grande civiltà nel vostro Paese: lo vedo come un paese che si prende cura delle sue risorse e delle sue persone. Potrei sbagliarmi, ma si tratta di sensazioni ed emozioni personali e quindi insindacabili. Essendo io, come dici tu, libero di prendere le mie decisioni, io desidero vivere nella vostra nazione e contribuire alla sua crescita. Considera inoltre che la mia nazione mi sta, di fatto, buttando fuori a calci nel culo facendomi soffrire con una qualità di vita indecente, o perlomeno non commisurata ad una persona che ha buttato sangue per anni sui libri.
RispondiEliminaSe seee ma meno nazionalismo ragasso :), cambiamo nazione in paese e civiltà con un cazzo di fine settimana pacifico a bere birrette e qualche formaggino nostrano *_* con una tagliata di mortadella salame carne secca cetriolini e un buon merlot. Io invece ho sprecato 30 minuti del mio prezioso tempo domenicale per compilare la mia dichiarazione fiscale*_*... praticamente fai quello che guadagni in un'anno, lo dividi per 100 e lo moltiplichi per 10 13 % e voila, per un'anno non rompono più :D
RispondiEliminaAahahah, sarebbe un grande piacere poterci riappacificare in un modo cosi' gustoso :P Beh allora ci avevo preso su quel 13% lì ... Per calcolare le tasse che devo dare in Italia io, invece, il calcolo è altrettanto semplice: prendi il mio stipendio e dividilo a metà !!! :D
RispondiEliminaMichele
RispondiEliminaComprendo il tuo punto di vista. Mi spiace per i vostri problemi econimci (un'italia che funziona servirebbe anche alla Svizzera). Se in Ticino non trovi lavoro è perchè gli ingegneri frontalieri pretendono meno, costano meno e non hanno pretese (gli basta il salario).
Per vivere qui hai bisogno un salario che ti permette almeno di sopravvivere, e la vita è cara! (Affitti, cassa malati, assicurazioni, ecc.).
Uno come te avrebbe possibilità solo nella svizzera non invasa dai frontalieri (francesi, germanici e italiani).
Da studente, e da viaggiatore, voglio dire una cosa: il sistema universitario italiano è responsabile della creazione del primo vero gap che ci separa dagli altri "giovani" del resto d'Europa. Pesante, obsoleto, farraginoso.
RispondiEliminaNei paesi dell'Europa civile (Finlandia, Svezia, Danimarca, Norvegia, Germania, Olanda, Belgio e via discorrendo) a 23 anni non hai l'opzione di finire l'università: è una via di mezzo tra l'obbligo, e la conseguenza naturale di un sistema che non prevede il "fuori corso" (per mille ragioni che non sto qui a spiegare).
E non parliamo di elementi più intelligenti dei nostri: sto finendo un master di matematica adesso, a 29 anni (4 di pausa per varie ragioni, ma vabbè), e ho avuto a che fare con matematici tedeschi che non capivano una ceppa di minchia, per usare un'espressione di impatto.
La realtà distorta in cui viviamo oggi in un'Italia allo sbando è quella in cui ti laurei, possibilmente con una laurea magistrale, e devi sputare il sangue per trovare un impiego sottopagato o magari uno stage non retribuito perchè in fondo loro "ti fanno un favore" formandoti. Fantascienza.
Per questo credo che chi ad oggi ha un titolo di studi, esperienza e talento, soprattutto nel campo scientifico-ingegneristico, debba andarsene a gambe levate. Anzi, tornassi indietro la mia magistrale la farei all'estero direttamente, in tutta franchezza.
Non c'è tradimento se si va a cercare di realizzare i propri sogni altrove: sono altri che hanno tradito noi, assassinando un paese ormai invivibile.
Una storia, purtroppo, come tante altre... Una brutta storia, una storia di un paese che non ha più nulla da offrire ai giovani e che dopo anni di studio e sacrificio fanno benissimo a portare il loro bagaglio tecnico fuori dai confini ed offrirlo ad altri per crescere insieme. Italia al capolinea!
RispondiEliminaSaluti e complimenti per gli articoli interessanti che ho trovato in questo spazio.
Flavio
Manuel eccomi, finalmente. Lettera piena di emozioni, di verità, di voglia di riscatto. Credo sia giusto riflettere prima di accanirsi contro i lavoratori frontalieri! Cosa che tralaltro mi ha sempre dato fastidio (fare di ogni erba un fascio...).
RispondiEliminaForse l'accanimento andrebbe rivolto altrove... Quel "governo" fa acqua da tutte le parti. Speriamo che un giorno, magari presto eh?, lo Stato italiano possa di nuovo chiamarsi tale. Grazie per questa lettera! Spero che la leggano in tanti e che tra questi ci sia qualcuno che possa dare un aiuto.
@Laura Braga:
RispondiEliminaGrazie Laura, un saluto e buona settimana. :)
Ciao.
Italianissimo e fiero d'esserlo. Sono d'accordo con chi sottolinea l'idiozia della vergogna per le proprie origini e credo che la questione qui rischi di degenerare nei soliti, beceri campanilismi che non portano da nessuna parte, come le solite ovvietà sulla classe politica italiana dell'ultimo ventennio. La conosciamo, fa schifo, stop. La Svizzera è un bel paese, l'unico insieme al nostro che parla la lingua più bella del mondo, un invito non da poco per molti di noi, specie in questo momento storico. La storia di Luigi è certamente esemplare, serve innanzitutto a comprendere il peso della frustrazione di un professionista, evidentemente intenzionato a dischiudere uno spazio di dialogo con gli svizzeri, piuttosto che sputare in toto addosso al proprio paese. Io sono uno di quelli che ha lavorato quasi per dodici anni con la partita iva. Ora, ultimamente sto valutando la possibilità di prendere il largo, magari proprio in Svizzera, paese che ho visitato molte volte - anche per lavoro - e che troverei ideale per me e per i miei figli. Il motivo non è la vergogna per il mio paese, ma semplicemente è il rapporto tra qualità ed economia della vita, in senso pragmatico ovviamente, non monetario. Non penso di mettermi a fare il frontaliere, ma di trasferirmi lì, contribuire con il mio curriculum e il mio senso civico al benessere dei miei figli e del paese che mi ospita. Ho una certa idea in merito, che mi ha permesso di sentirmi sempre a mio agio nei posti lontani da casa in cui ho lavorato. Il tuo paese non è quello in cui sei nato, ma quello che ti accoglie, quello dove costruisci i tuoi sogni e il tuo futuro. Sentirlo tuo significa farlo tuo e significa contribuire nel migliore dei modi a restituirgli i benefici ricevuti. E questo è un fatto che nessun confine culturale, linguistico o legislativo potrà mai opinare, posto ovviamente che i flussi migratori sono endemici e inevitabili per qualsiasi paese che sia un minimo appetibile. E anche vero però che non tutto è perduto qui in Italia. Siamo pur sempre la settima economia mondiale, abbiamo ancora i nostri primati positivi di cultura, di industria. La nostra storia - benché priva di sacrosante rivoluzioni - ci insegna che il cambiamento è dietro l'angolo. Faccio i miei migliori auguri a chi ha intenzione di partire, ma mi complimento senz'altro con chi ha la tenacia di restare e cambiare le cose.
RispondiElimina@Anonimo 24:
RispondiEliminaGrazie del tuo contributo. :)
Il tuo paese non è quello in cui sei nato, ma quello che ti accoglie, quello dove costruisci i tuoi sogni e il tuo futuro. Sentirlo tuo significa farlo tuo e significa contribuire nel migliore dei modi a restituirgli i benefici ricevuti. E questo è un fatto che nessun confine culturale, linguistico o legislativo potrà mai opinare.
Quotone. :)
Quella merda in fotografia è appena stato condannato a 3 anni e mezzo di galera, con l'accusa di essersi appropriato di oltre un milione di Euro dai fondi del gruppo regionale del Pdl.
RispondiElimina@Lorenzo:
RispondiEliminaÈ l'Italia... Dove vogliamo andare?
Caro Italiano,
RispondiEliminaper tutto ciò che riguarda il tuo paese non posso far altro che dispiacermi, ma mi fermo qui. Lo ammetto apertamente, non mi interessa una cippa! La mia priorità è la tutela del mio "giardino", e non è certo compito nostro mettere ordine in Italia o ovviare al problema della disoccupazione nel Bel Paese!
Detto questo, se la nostra economia necessita di ingegneri, oltre a quelli che vengono formati in Svizzera, sarai sicuramente il benvenuto e troverai un posto più che dignitoso dove poter vivere e eventualmente metter su famiglia. So che sarai una persona che si integrerà a pieno titolo in Svizzera e persone come te sono sempre ben accette.
In ogni caso in bocca al lupo!
Saluti
@Alain Bühler:
RispondiEliminaGrazie Alain. :)
Articolo di oggi pubblicato su Tom's Hardware:
RispondiEliminaLa Svizzera cerca 36 mila informatici, meglio se italiani.
La Svizzera ha bisogno di 36mila informatici e gli italiani sono ottimi candidati perché si fanno pagare un po' meno. L'Università della Svizzera italiana sostiene che l'informatica consenta di avere un lavoro assicurato. Gli stipendi sono da favola.
Continua la lettura al seguente link: http://www.tomshw.it/cont/news/la-svizzera-cerca-36mila-informatici-meglio-se-italiani/46122/1.html
Altro articolo di oggi pubblicato su un media ticinese:
RispondiEliminaUn appello dal Ticino: "Informatici italiani venite a studiare in Svizzera che troverete lavoro"
A lanciarlo l'Università della svizzera italiana. Repubblica ci dedica un articolo che spopola sul web come un annuncio di lavoro. "Ma non avevate detto che non li volevate gli italiani?", si chiede il quotidiano.
Continua la lettura al seguente link: http://www.liberatv.ch/cms/articolo/13462/un-appello-dal-ticino-informatici-italiani-venite-studiare-svizzera-che-troverete
Una cosa è sicura: il vespaio è partito e non si fermerà tanto facilmente...
E dopo questi articoli chi li tiene più? Saremo invasi da ulteriori domande di lavoro... Ma poi siamo sicuri? A me sembra un'esagerazione tutti questi posti di lavoro. E dei nostri laureati che tutti gli anni escono cosa ne facciamo? Qui i conti non tornano e la situazione va chiarita al più presto, altrimenti è un vero caos!!!
RispondiEliminaFossero solo le domande di lavoro...
RispondiEliminaSecondo me ci vuole molta moderazione, a me sembra più uno spot pubblicitario dell'USI. Comunque ringrazio tutti gli intervenuti, sia quelli che si sono espressi a mio favore sia quelli che invece mi hanno dato contro.
RispondiEliminaPrecisazione rispetto all’articolo de La Repubblica di oggi 28.05.2013:
RispondiEliminaL’USI prende le distanze dalle inesattezze e dalle semplificazioni fornite questa mattina da La Repubblica, rispetto all’ultima campagna promozionale della Facoltà di scienze informatiche.
Come documentato chiaramente dallo stesso video prodotto da La Repubblica (link) e come ampiamente spiegato in una notizia pubblicata lo scorso 25 marzo sul sito dell’USI a corredo della stessa campagna (link), il messaggio dell’USI è rivolto esclusivamente al reclutamento di studenti e non può essere interpretato in alcun modo come un appello a lavoratori o come un’argomentazione di tipo politico, rispetto al delicato tema del mondo del lavoro in Ticino.
Al di là di questa strumentalizzazione, già intuita come tale da alcune testate cantonali, associazioni professionali (link) ed un rapporto dello stesso Consiglio federale (link) hanno evidenziato come la Svizzera (nel suo complesso) sia confrontata con una penuria di personale MINT (scienze matematiche, informatiche, naturali e tecniche), per contrastare la quale è fondamentale accrescere la capacità di formare specialisti altamente qualificati in questi campi.
Link di riferimento: http://t.co/AVOGGEl9RT
Come pensavo. Questi proclami produrranno un aumento esponenziale della concorrenza ... a fronte di una notizia la cui veridicità sarebbe tutta da dimostrare!! Molto bene ... Grazie Lenny.
RispondiEliminaHo letto la lettera e saltato tutti i commenti per non lasciarmi influenzare. Da italiano che vive in Germania da 42 anni vi garantisco che tutto quello che avviene in Italia è da buttare nel pozzo insieme a TUTTA la feccia politica del nostro paese, compresi i grillini che sono gli ultimi buffoni arrivati mascherati da salvatori della patria. Salvatori de stocazzo, visto quello che hanno saputo combinare con Bersani, il grullo del PD.
RispondiEliminaNulla funziona nel nostro paese, nulla.
Ci vorrebbe una dittatura ferrea di almeno 10 anni, tanto gli italiani non capiscono un cazzo di democrazia.
Parlano di ridurre tasse e le aumentano, dicono di tagliare deputati e senatori ma non faranno niente.
Instaurare il delitto di lesa popolazione, di tradimento del popolo e sprofondarli tutti nell'oceano, quello più lontano da noi, perché non ritornino nemmeno le ossa.
Bentornato Enzo. :)
RispondiEliminaLOL. :D
Articolo di oggi su “il Fatto”:
RispondiEliminaInformatico frontaliero in Svizzera: “Qui pago volentieri le tasse, in Italia no”
Andrea Ghirardini, 41 anni, è specializzato in computer forensics. Oltre confine il suo stipendio "è molto più alto". E dice del Belpaese: "Le cose non vanno. Mancano mentalità e politiche decenti. Vige la logica dello sfruttamento"
C’è chi va, c’è chi resta, e chi fa il pendolare fra Italia e Svizzera. Andrea Ghirardini, 41 anni e un curriculum da esperto in sicurezza informatica, ha trovato la sua oasi di pace professionale oltre confine, pur continuando (per il momento) a vivere in Italia. Un talento espatriato con una preparazione che è difficile immaginare inutilizzata: negli ultimi anni, Andrea si è specializzato in computer forensics, “quella branca della polizia scientifica – spiega – che si occupa di investigare nei sistemi digitali per trovare fonti di prova per crimini di varia natura”.
Andrea è stato il primo civile ad occuparsi del tema, e ha scritto a riguardo un manuale giunto alla terza edizione. Non è bastato a garantire un futuro nel ramo: “La situazione è drammatica. Nonostante l’ampia diffusione dell’informatica forense (l’associazione nazionale conta circa cinquecento iscritti), è una professione non riconosciuta dal codice penale, e nessun governo negli ultimi dieci anni si è preoccupato di regolarizzarla. Se lavori per lo Stato, guadagni poco più di quattro euro all’ora. A meno che tu non sia ricco di famiglia, non ci campi: fai prima a stirar camicie”. Altrove non è così: “In Svizzera se c’è appena stato un concorso, vieni assunto direttamente dal Cantone come dipendente statale. In Italia invece sei consulente a partita iva, quindi difficilmente questa può essere più che un’attività integrativa”.
Messa da parte la prospettiva di costruirsi un futuro nell’informatica forense, Andrea ha coltivato la sua specializzazione in sicurezza informatica e progettazione di datacenter enterprise. Dopo anni di lavoro, anche l’esperienza diventa paradossalmente un difetto: “Al momento di cambiare lavoro, è stato un disastro. Un paio di esempi? Un’azienda, vedendo il mio cv in rete e senza che io li cercassi, mi organizza alcuni colloqui. Alla fine mi scartano perché si accorgono che cercavano un ‘junior’. In borsa italiana passo una selezione di cinque colloqui, poi mi dicono di aver cambiato i parametri, e il mio profilo non va più bene. Ecco perché ho deciso di tentare con la Svizzera: così avevo solo perso tempo, risorse, soldi”.
La prima esperienza oltre confine non va come Andrea aveva sperato: l’azienda fallisce, e alcuni stipendi non vengono pagati. Fatalità, si trattava di una ditta italiana con sede in Svizzera. Lì però interviene lo Stato, che si prende carico degli stipendi arretrati del lavoratore (fino a quattro mensilità, e con un tetto massimo di diecimila franchi al mese) e si fa debitore nei confronti dell’azienda, tutelando il lavoratore. “Questo è un esempio di Stato che ti protegge, e non sono neanche un loro cittadino. Semplicemente, ho subìto un danno, e si sono presi cura di me. Ecco perché pago volentieri le tasse in Svizzera: loro se le meritano, l’Italia no”.
continua...
Seconda parte...
RispondiEliminaA proposito di tasse, solo i frontalieri italiani hanno diritto a non versare una doppia tassazione agli Stati italiano e svizzero. Andrea si è quindi trasferito con la famiglia in una località sul confine. “La Svizzera ha 7 milioni di abitanti e una tassazione che è metà di quella italiana: funziona bene. Lì prendo uno stipendio molto più alto, con un lordo inferiore. Non posso trasferirmi definitivamente in Svizzera perché se vuoi muovere una famiglia di quattro persone devi garantire un’entrata di un certo tenore. Tuttavia è una questione di tempo: appena ho uno scatto di stipendio prendo baracca e burattini, e vado a vivere lì”. Rimanere in Italia è per Andrea una scelta temporanea, e prettamente economica. “Non provo risentimento, la mia è una presa di coscienza. In Italia le cose non vanno. Manca un governo, manca la mentalità, mancano delle politiche decenti. Vige la logica dello sfruttamento: appena uscito dall’università lavori perché costi poco, ma quando hai troppa esperienza, non possono sfruttarti come vorrebbero. L’Italia non è un paese in cui si può vivere: porto i miei figli dove forse avranno più possibilità”.
Pienamente concorde,con il pensiero del tecnico informatico!
RispondiElimina