lunedì 4 gennaio 2010

Il "Punto-G"? Non esiste! È polemica


Il "Punto-G", croce e delizia di chi dell'amore vuol fare un'arte, sarebbe "solo un mito". A dare la destabilizzante notizia è la Bbc che cita uno studio pubblicato sul "Journal of Sexual Medicine". La "sfuggente" zona erogena delle donne sarebbe solo un "luogo della ragione" secondo il team del King's College di Londra che ha fatto uno studio su 900 donne, non riuscendo a trovare prova scientifica della sua esistenza. Una "immaginazione delle donne, incoraggiata dalle riviste e dai terapisti sessuali". Immediata la reazione della sessuologa Beverley Whipple, che molto ha avvalorato l'idea del Punto-G. Secondo il suo giudizio lo studio fatto dai ricercatori del King's College "è pieno di crepe": avrebbero ignorato l'esperienze delle lesbiche o delle donne bisessuali ed errato nel considerare gli effetti di avere differenti partner sessuali con differenti tecniche amatorie. Alle donne prese a campione per lo studio - tutte coppie di gemelle mono o eterozigoti - è stato chiesto se ritenessero di avere o no il Punto-G. Se in una gemella questo punto esiste - è la base dello studio - esisterà allo stesso modo in sua sorella, identica e con lo stesso patrimonio genetico. Ma questo non è emerso. Le gemelle monozigoti non hanno mostrato di condividere un Punto-G, come pure le gemelle eterozigoti che del loro patrimonio genetico hanno in comune solo una metà. "E' da irresponsabili avvalorare l'esistenza di un qualcosa che non è stato mai provato e su questo esercitare pressione psicologica sulle donne e pure sugli uomini", dice il coordinatore dello studio Andrea Burri. Più "morbida" la psicologa del sesso Petra Boynton che sdrammatizza: "Va bene cercare il Punto-G, ma non preoccupatevi se non lo trovate". Il Punto Grafenberg o Punto-G, fu così chiamato in onore del ginecologo tedesco Ernst Grafenberg che per primo lo descrisse oltre 50 anni fa, allocandolo sulla parete frontale della vagina a un'altezza di circa 2 centimetri e mezzo. Recentemente ricercatori italiani hanno detto di essere riusciti a localizzarlo usando scanner a ultrasuoni. Secondo loro si tratterebbe di un'area con tessuti più densi all'interno della vagina. Gli specialisti, però, dicono che potrebbero esserci altre spiegazioni per questa diversa densità.

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